IL ROVETO

Vivevi nel giardino dell’invidia,
vana ombra della tua bellezza
con le orgogliose radici che miravano
gli altri colori sfumati,
e il delicato profumo, gentile delirio
per chi prendeva quella via.
Ignoravi il giorno funesto, prigioniero
di sacro orrore, quando la storia negò
a un presuntuoso figlio di falegname
che cantava Vita nella Morte di farsi Re.
Menti alleate del Male, ombre di spade
e bastoni fecero scempio del magro
Corpo di Cristo e dei tuoi ignari arbusti.
Iniziava il teatro del fuoco che brucia
anche il più piccolo fremito di Vita
e a corpo torturato da scudiscio
rispondeva remota la tristezza,
voce del dolore, morte di amore.
Si spezzavano i rami, si sfrangiavano
i fiori, nevicavano i petali nella pioggia
veloce a inghiottirli.
La Bellezza gira lo sguardo indifferente
dal giardino che si riempie di pena,
la sera si affaccia su altre piante
un tempo invidiose, ora timorose
per quel fuoco che regala amare faville.
La Luna che vedeva fiorite le mie rose
cresciute per un’umana passione
non illumina con il suo conforto
la viva linfa che mi abbandona,
sento i miei rami contorcersi e piegarsi
per mano brutale che ignora il dolore
e il silenzio tagliato in piccoli pezzi.
E di quel che ero un tempo mi trovo ora
rinata corona, Corona di Spine,
Corona di Morte.
Sotto il cielo ubriaco di vento mi portano là
dove la tua fronte, persa in un mare infinito,
mi aspetta muta e nuova sofferenza
le mie spine aggiungono a Cristo Re,
Re dei Giudei.
Pesano i minuti, pesa la croce,
pesano le gocce d’acqua.
Scendono i chiodi sul legno bagnato
letto di Dolore, vegliano le stelle
il costato di acqua e di sangue sudato,
l’Agnello è immolato.
Si interroga la voce dell’uomo
su quella croce profano innesto
nella terra ferita ma il silenzio della paura
tace ogni risposta.
Muore Cristo martirizzato
Muore Cristo nello sbadiglio del cielo.
Aiutalo tu, corona, fa che la morte non tardi
sulla salita del suo cammino.
Morte non è nella Notte
ma la Notte lo aiuterà.
Unisci Santa Corona la tua preghiera
alle ombre di singhiozzi ai piedi della Croce,
lo scuro della notte inghiotte triste l’agonia.
Spunta il giorno quando la pioggia risparmia
rispettosa quella lapide umana al ritorno
di neri mantelli irriverenti.
Tu, Santa Corona non sarai con la salvezza
di Cristo Redentore ma nel camposanto
fuori le mura tra secchi fiori e vecchi teschi.
Ma il giorno della Resurrezione la vita redenta
cercherà solo le tue rose, rosse di Sangue
e intrise d’Amore nel giorno prescelto
dal divino perdono.

dalla raccolta inedita “MERAK”