IL VIALE CHE SCORRE LENTO

Una linea lunga, tra le più lunghe, se non la più lunga della città. Una linea retta, rigidamente tracciata, che non concede distrazioni neppure ai suoi due lati. (Unica eccezione l’ansa dove sorge un Veccho edificio, in passato sede di un casello
del daziario, ora ospite di attività caritatevoli).
Una linea di percorrenza che la zona 10 ospita per molta della sua estensione: Viale Monza.
Difficile disconoscere la vitale importanza di questa via di comunicazione, in superficie e sotterranea.
Una pluralità di categorie eterogenee (guidatori di enormi motrici con rimorchio, amanti della bicicletta in uscita domenicale): volendo continuare si rischia di scivolare in luoghi convenzionali e acquisiti.
Al di là di ogni considerazione urbanistica, Viale Monza è il Grande Fiume dove si immettono e si dipartono, come affluenti, una miriade di strade minori, il Fiume su cui ci si affaccia, curiosi o indifferenti protagonisti o spettatori di u vortice di vita sempre più frenetico.
Il Fiume da cui talvolta desideriamo fuggire via e che ci fa naturalmente volgere lo sguardo verso la sua foce, alla ricerca di una lontana porzione di azzurro orizzonte.
Il Fiume che porta con sé le speranze del presente, meno numerose del passato, e dell’avvenire, ancora molto timide.
Come ogni fiume di questo pianeta, anche il Nostro riflette al sole del tramonto, e al nostro animo, una varietà di gemme, di luccichii multicolori e di sentimenti, ovvero la più autentica folosofia del nostro esistere e del suo lento scorrere.

Pubblicato su “a Viva voce” - Dicembre ‘96