Dal chiedersi se ai giorni nostri esista un rapporto tra scrittore e tempo, può sorgere per alcuni l’illusione che esista un punto di incontro tra il tempo degli uomini e quello della scrittura e proprio in quell’incrocio si nasconda il segreto del narratore d’oggi.
Il mondo di oggi, il nostro presente è un orizzonte violento e complesso in cui convivono e si scontrano realtà plurime: è un tempo in cui tutto tira e oscilla in varie direzione. Non sempre essere contemporanei significa essere in empatia con il presente, non tutti riescono o trovano in sé la condizione per mettersi in evidenza e tenere discorsi su questa epoca o elaborare una morale.
Non sempre scrivere equivale a incorporarsi nel flusso del mondo ed esserci dentro.
Affermava Mallarmé:” Non c’é presente, no - un presente non esiste - ...Mal informato chi si dichiarasse contemporaneo di se stesso, disertando, usurpando con uguale impudenza, quando un passato è finito e un futuro tarda, o quando entrambi si mescolano per mascherare questo scarto...”.
Qualcuno afferma di essere spaventato dal presente e di aver paura di scrivere un lavoro sulla nostra epoca proprio per non sentirsi parte della cultura contemporanea.
Non è una questione di età di armonie interne scollegate da quanto ci circonda.
In modo indipendente dall’età vissuta viene meno allora la spontaneità, l’improvvisazione di una vita parallela a quello che ci circonda per scrivere in maniera dettagliata e, almeno, mediando i propri stati d’animo con il paesaggio circostante. Si verrebbero ad appesantire le parole che rischierebbero di essere etichettate come goffe per il trasmettersi di un passaggio da un umore all’altro, dalla tristezza alla speranza, dalla nostalgia al trionfo, dalla tenerezza alla dolcezza.
Forse sarebbe più opportuno lasciare nel modo più intatto possibile la sfera naturale dei propri sentimenti.