La luna è sempre stato un tema letterario di primaria
importanza.
Ma quell’astro che ogni notte accarezza i nostri sogni, è ancora in
grado di far distillare all’uomo poesia?
O, in altre parole, è l’uomo ancora capace di meravigliarsi per
quella luce ed elaborare una meraviglia interiore?
Certo è che, già nel Seicento, l’uomo “poeta” aveva iniziato i suoi
“viaggi” verso gli spazi celesti.
La luna divenne oggetto d’indagine del pensiero e tema letterario
di prima grandezza.
Allora la scienza non uccise la poesia, né quest’ultima fu
indifferente ai progressi conseguiti dalla prima. Filosofi e
astronomi letterati di tutta Europa misero in risalto le ricerche,
le sfide, i dibattiti sul corpo celeste a noi più vicino, sulle sue
caratteristiche, sulla sua somiglianza alla terra, sulla sua
abitabilità.
Da qui, viene ad avviarsi quella riflessione sulle forme di difesa
e di resistenza che avviamo tutte le volte che le nostre idee di
ordine, di simmetria e di spazio, vengono attaccate e messe in
dubbio.
Ogni volta siamo di fronte a cambiamenti inattesi e radicali,
facciamo di tutto pur di non turbare abitudini ed equilibri
consolidati che ci aiutano a vivere.
In questo caso a minacciare la nostra tranquillità è il pensiero
della Luna, è lei che viene a turbare i nostri sonni all’indomani
della nascita dell’astronomia.
Così l’immagine di una luna tenebrosa, rugosa, densa, fu ben
lontana dall’essere subito accettata e considerata
incontrovertibile. Ad essa si rispose con altre immagini che
negavano la natura terrestre della luna e di conseguenza ne
rifiutavano la rivoluzione cosmologica ed intellettuale.
Le conclusioni cui nel tempo si perviene sono chiarissime.
La mescolanza di luci ed ombre non è causata dalla presenza di
avvallamenti e catene montuose. E la ragione di questo fenomeno va
ricercato altrove, vale a dire nel fatto che la luna è una
mescolanza di parti lucide e opache, la luna è un corpo celeste non
sottoposto a corrosione, restituisce più luce là dove è opaca
mentre le sue parti più trasparenti sono quelle che “bevono” e
assorbono più luce, quindi il loro aspetto è alla nostra vista più
oscuro e macchiato.
Come i cosmografi del Rinascimento, anche gli astronomi preparano
le loro carte, costruiscono globi, tentano di afferrare la misura
del cielo.
Forse oggi qualcosa è cambiato, quella continuità si è spezzata:
quel primo volo spaziale del luglio 1969 era troppo sicuro, troppo
programmato, troppo poco “folle” perché un poeta vi trovi
alimento.