L’art.9 della Costituzione recita che la cultura deve essere sviluppata la’ dove la ricerca scientifica e tecnica devono essere promosse. Sembrerebbe quasi che la cultura venga vista dalla Carta Costituzionale come un quid mai compiuto ma sempre in divenire e da accrescere là dove la ricerca debba semplicemente essere assecondata.
Eppure, cultura e ricerca non appaiono come elementi scollegati, né può dirsi che i compiti della Repubblica, tracciati per ciascuno di essi, siano frutto di una rassegna quasi episodica, priva di un tratto unificante.
Cultura e ricerca sono spesso - e direi sempre sul piano storico - valori tra loro interfacciabili non potendosi l’una accrescere, proprio come vuole la Costituzione, senza la seconda che per svolgere la sua funzione non deve essere indirizzata ma semplicemente promossa. Ecco che il dualismo sembra dunque ricomporsi ed in questo, sul piano soggettivo, è illuminante quell’art.33
che, nel sancire la libertà dell’arte e della scienza, non si limita ad assegnare valore di intangibilità ad un semplice diritto per chiunque ma finisce per qualificare, dal punto di vista dei contenuti, tanto l’arte che la scienza come materie in sé libere, quindi non limitabili da parte dello Stato.
E’ proprio questo a indurre a riflettere come cultura e ricerca possano in uno stato libero venire promosse e non già indirizzate come di regola accade negli assetti totalitari.