Se è vero che la vita è il bene supremo per eccellenza, è anche vero che l’uomo ha la tendenza a comportarsi eticamente solo quando la sua sopravvivenza è a rischio.
Si sa, ed è ampiamente dimostrato, che uno dei principali pericoli odierni è il cambiamento climatico: se non si proverà a intervenire, si potrebbe arrivare ad avere un mondo nel caos con centinaia di migliaia di rifugiati afflitti da un clima squilibrato, cioè di persone incapaci di nutrirsi.
Un altro degli aspetti “programmatici” della nostra esistenza sarebbe quello di usare una parte della propria ricchezza e delle proprie risorse, per ridurre gli effetti della povertà estrema. E questo è uno degli aspetti più delicati ma forse il più importante per conciliare e riequilibrare il proprio aspetto esistenziale con quello degli altri, vale a dire, se dovessimo convincere qualcuno a essere altruista, cosa potremmo proporre?
Il suggerimento è una piccola lezione di morale: guardarsi indietro e pensare che si è consumato un sacco di beni e lasciato un grande mucchio di immondizie.
In altri termini, pensare a quello che si potrebbe fare per rendere il mondo un posto migliore.
E’ e sarà solo il convincimento a sostenere un atteggiamento individuale di “frontiere” aperte verso l’esterno, quindi verso il prossimo, a mettere in campo in modo concreto e non solo a parole i diritti dell’uomo, a permettere di vivere e non di sopravvivere. Non è la capacità individuale di consumare, la soluzione, ma un altruismo efficiente capace di cambiare le idee sul vivere eticamente e dare più luce a questo pianeta. Ed anche a se stessi.