PRESENTAZIONE



Le parole sono segni che, indelebilmente, tracciano solchi sulla pelle e nell’anima di chi ha la capacità di farle proprie, sia donandole ad altri che interiorizzandole per viverle. Ed è così che si fanno portatrici di valori differenti, ma sempre atti a muovere sensazioni che possano riempire di senso l’esistenza. Non è sempre facile usarle in maniera opportuna, ma c’è chi possiede un innato talento nel maneggiarle delicatamente, trasformandole in farfalle che si muovono con un leggero frullare d’ali nell’universo conoscitivo di ogni essere umano.
Marco Stefano Boietti possiede questo talento e in questa nuova raccolta poetica lo utilizza per accompagnare ognuno di noi in un percorso che diventa crescita umana e spirituale.
Acquarosa è una donna, è l’amore, è la vita, è la cifra interpretativa attraverso la quale si guarda a ciò che ci circonda, facendosi pervadere dalla magia che abita i componimenti. Ed è così che ci si fa trascinare da un turbinio di emozioni, avvolti da una suggestione che diventa sempre più intensa e quasi ipnotica grazie alla potenza versicolare dei componimenti che si ammantano di intense cromie quasi percepibili visivamente, grazie all’attenzione che l’autore pone nel descrivere il suo mondo, un mondo in cui “ci sarebbe lo spazio per non esistere”, ma poi ci dice che “sul colle vidi passare la voce di Acquarosa/addolciva respiri eterni parole ignote”. E così tutto torna al suo posto, perché le parole ignote non sono più tali, grazie alla poesia, all’amore, alla vita; e l’ardita sinestesia della voce vista dà bene la misura dell’afflato compositivo di Marco Stefano Boietti che sembra vedere la poesia davanti a sé e la sa tramutare in profonda riflessione interiore. Perché sa benissimo qual è il suo destino che lo accomuna a chi come lui riesce a divenire preda consenziente della malia del linguaggio: “abitare sempre nel sogno”. Ma il sogno non è una dimensione altra che rende pirandellianamente gli uomini forestieri della vita, del reale; è invece lo spazio – non spazio nel quale muoversi con leggerezza profonda per cogliere l’immensità dell’esistere, con il coraggio che l’autore ci insegna: il coraggio di accettare i propri limiti, le proprie sconfitte, con la costante consapevolezza che nulla è perduto perché “qualcosa sopravvive al buio/di storie/scritte e mandate in scena”. Quel qualcosa siamo noi, con le nostre trame inserite nel microcosmo che ci avvolge come un bozzolo protettivo; ed è grazie al poeta che ce ne rendiamo conto, perché, rispondendo alla sua inesausta ricerca di senso, dona a noi il suo essere e il suo sentire, rendendoci compagni del suo viaggio, nel quale si pone come guida della evoluzione del mondo, con la presunzione inoppugnabile di possedere le chiavi per comprenderne il significato. Leonardo, nel formulare la ricetta dell’Acquarosa, scrisse che era adatta a dissetare nell’estate calda; Boietti fa proprio questo: disseta con le parole nell’estate calda della vita, rendendo evidenti i moti dell’animo che scandiscono il fluire dell’esistenza con la generosità che gli è propria, permettendo a chiunque di viverli intensamente.

Federica Mingozzi