AMARANTA

Suona la musica
con dita d’avorio,
per lei che un giorno
corse a cercare
la luce che viveva
vicino ai tronchi abbandonati.
Solo questa spilla d’argento,
vive dimenticata nel cassetto
dove mi raggiungono
taciturni ricordi.
Conosci tu amaranta,
che porti il suo nome,
quale mondo di misteri
la chiamò?
Principio e fine di un monosillabo,
inganno senza volere
che cede allo straniero.
Non ero io l’essere ultimo
che sognavi, dolce Amaranta.
Si chiude il mio cammino
che più non procede
mentre sogna il nulla che di me
è rimasto
quando interrogo
lo specchio dell’orrore.
E non risponde,
silenzio spogliato,
allo sguardo inesistente
dei nostri mondi
quando erano ancora uniti.