Questa raccolta poetica è la conferma di quanto Marco Stefano Boietti aveva già fatto intuire in altri contesti letterari: la sua virtuosistica capacità di gestire le parole, tessendo trame di straordinaria levità nelle quali rimanere inviluppati. Leggere le sue poesie, infatti, è come perdersi in un gorgo emozionale dal quale non si vorrebbe uscire: ogni frammento corrisponde ad un viaggio introspettivo dove perdersi per ritrovarsi.
Farsi abitare dalle parole diviene allora lo scopo di ogni lettore: in questo modo riesce a fondersi con l’autore, diventando cosa sola con lui. Questi poi, grazie alla sua capacità di conoscere l’altro, può assumere il ruolo di scorta, novello Virgilio che deve guidarlo nella difficile ricerca del senso dell’esistere, lasciandogli però in dono piena libertà di interpretazione.
La realtà, infatti, è spesso difficile da comprendere, poiché non sempre si presenta nella sua essenza di verità; appare deformata al nostro sguardo, come se un vetro latteo ne impedisse la corretta lettura: “Tra spazi bianchi/l’aria di vetro latteo/riempie lo spazio/sul fianco dell’incertezza/fulmine che uccide”. L’eco dell’aria di vetro di montaliana memoria risuona leggera nella personale interpretazione dell’autore, che ripropone l’epifania intuitiva dell’autenticità nascosta nell’istante: incertezza come fulmine che uccide, tremore panico nel sentirsi parte di un contesto che non fornisce le risposte, ma che è l’unico nel quale ci si può muovere.
Il coraggio di
vivere nell’incertezza ci viene dalla speranza, condizione
inveterata all’esistenza: “Il sole beve con una cannuccia/dal
bicchiere della speranza” e sembra voler illuminare il buio, così
come fa Boietti con le sue parole, quando ricorda che “I sogni si
realizzano di giorno”.
Tra i versi aleggia poi, sottesa, una vena di sensualità che libera
commozioni amorose, segno di un amore fisico e tenace, capace di
legare due corpi e due anime per sempre, tanto da spingere il poeta
a prorompere in un grido affettivo “Sarai oceano dei miei alveari
volanti”, dando all’amata la piena responsabilità condivisa
dell’essere due in un solo attimo, in un solo universo.
Cantore dell’amore dunque, ma anche della vita in senso lato, con
la consapevole certezza che il mondo attuale fa sentire la sua
esigenza di bellezza in modi differenti; e a questa esigenza
bisogna dare una risposta, che la poesia può rendere universale,
con la sua grazia e la sua potenza evocativa. Un plauso dunque alla
temerarietà cosciente del poeta che cerca là dove “…ho nascosto nel
cuore i pensieri”, per condividerli con noi, in un cammino di
reciproca tolleranza e di profondo affetto per l’essere umano, che
si svela nel suo essere più pieno proprio grazie alla
poesia.
Federica Mingozzi