Tra la percezione comune e la percezione artistica, prerogativa della poesia, si apre spesso una divisione incolmabile.
Accade, per portare un esempio, che ciò che viene ritenuto utile o inutile capovolga la propria posizione, in un’ideale gerarchia d’importanza allorché si passi dal criterio di giudizio assunto
da una società sempre più vittima dell’assillo produttivo alla meditazione estetica formulata nel messaggio letterario.
In un mondo assordato dal suo stesso frastuono, è la bellezza, di frequente ad apparire superflua e anacronistica come se non esistessero più né tempo né animo predisposto a sufficienza per accoglierla.
Ma se l’attribuzione di valore risulta strettamente legata, pressoché dipendente, dalla valutazione della materia, dal risultato della quantità, la poeticità del creato sembra davvero condannata a disperdersi, ormai inadatta a toccare su vasta scala la sensibilità individuale come fosse una svista.
Contro questa dispersione sempre più vasta come una frana che scende a valle, risuona però il monito e la dissuasione della poesia.
E la poesia procede per immagini, figure plasmate in simboli capaci di imprimersi dentro con la forza: una sorta di assedio cui non si può che cedere e arrendersi: con la riconoscenza che dobbiamo perché essa consente di intuire.
I sogni, l’inafferrabile grigiore del tempo che si perde, il possibile o l’impossibile, ovvero la riforma del pensiero.

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Vivere l’oggi equivale a domandarsi a ragione quale, quanto coraggio di fronte alla realtà sia necessario per consigliare e praticare l’umana avventura. Se il mondo non ha né significato né valore, è vano scovarne dei succedanei assoluti in chiave consolatoria.
Ma è vano cedere anche al nichilismo: né ottimista, né pessimista; all’uomo di oggi conviene esercitare coraggio e sostenere il confronto.
Tanto più che non esistono dei limiti invalicabili che condizionano le nostre vite: limiti di ordine, morale, religioso, sessuale, ambientale: siamo entrati in un mondo illimitato dove tutto, almeno in apparenza, è possibile.
L’intera modernità è segnata da una violazione consapevole e inesausta dei limiti e dei confini a cominciare da quelli geografici continuamente superati nella grande stagione delle scoperte e dalle misere e tragiche spedizioni verso mete nuove e ignote che guerre e miseria fanno scattare come molle.
Ma oggi siamo entrati in un fase ulteriore e diversa in cui l’autogoverno della propria finitezza è un valore apprezzato dai singoli individui: non il volano di una morale condivisa.
Oggi sono rimasti il desiderio e la libertà individuale a spingerci avanti e lo sviluppo della tecnologia si è fatto talmente inarrestabile da prefigurare l’avvento di una società post-umana.
In questo contesto sopravvive il valore “ideologico” della poesia che lungi dall’avere un ruolo di autorità, ha in sé quella debole forza dispiegata a garantire la libertà individuale.
D’altra parte la terribile situazione economica pare sospingerci entro limiti duri e spietati: si parla di abbondanza frugale, che anziché sui consumi indotti dovrebbe puntare su sobrietà e convivialità.
Adattarsi a questi comportamenti non sarà facile e ci si augura che nessuno voglia santificare i vecchi limiti. Sarà invece necessario rimodulare l’idea di limite sulla base dei vincoli dettati dalle nuove condizioni storiche.
E in questo ci possono aiutare molto proprio il sapere umanistico in quanto più che mai necessario per dare un senso alla vita individuale e sociale.
Come si ara il terreno per smuoverlo e favorire la crescita delle piante, oggi sarebbe necessario fare altrettanto per coltivare al meglio l’umanità.
Per spingerla a varcare nuovi limiti e a considerare l’opportunità di preservarne o rafforzarne altri.
Nel tempio di Delfi, accanto alla nota frase “conosci te stesso”, ce n’era un’altra, “niente di troppo”. Oggi chi stabilisce cosa è troppo?

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Mi sono sempre chiesto perché ogni verso che inizi a frullare per la mente chieda voglia e ottenga di essere scritto, dovunque venga partorito, sul mare o sulla terra con una muta anfibia, nella propria terra od oltre frontiere.
Forse perché la poesia è viaggio nel viaggio, il bagaglio a mano per eccellenza.
Scrivere è il modo per sentirsi testimone del proprio tempo lasciandosene fuori e insieme per trascenderlo, per cristallizzarlo, per conoscere e divulgare spazi segreti che vengono a unirsi ai luoghi conosciuti, respirare questa emozione si può comprendere senza indulgenze o compromessi al di là degli agganci intimistici ed esistenziali dell’uomo contemporaneo.
Ma se diamo per “esistente il tempo” si può riflettere come esso sia vertiginosamente breve: ecco forse l’esigenza di raccontarlo, nutrirlo.
Già l’esistenza si presenta come la locomotiva in corsa che ci corre incontro, ecco che scrivere diviene il modo unico e necessario non solo per dialogare con gli altri ma per non lasciarli morire, per non lasciarsi morire, arricchendo, anzi, quel tempo di attesa che poi sappiamo venire.
Perché la vita ci fa conoscere il suo peso, travolgente, vorticoso.
Ecco, allora, l’occasione della “visione” di inserire come una nuvola a forma di cuneo dentro di sé queste parole che altro non sono che sensazioni e percezioni ma di stupefacente profondità.

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La cultura genera idee, esperienze, sentimenti, interpretazioni, è volano di sviluppo degli individui e delle comunità.
Permette di stare al passo con i tempi; la cultura è capacità di individuare voci e linguaggi innovativi, la cultura è un valore perché parte integrante della nostra responsabilità sociale.
Ed è anche un grande strumento per discernere dell’esistenza umana le poche grandezze e le molte miserie nei vari ambiti di espressione dei comportamenti umani.
Oppure solo per citare l’amore, la politica, la religione, la cultura per arrivare ai concetti di progresso, solitudine, io, filosofia, menzogna fino all’affermazione di Ibsen secondo la quale se strappi all’uomo medio le illusioni di cui vive, gli strappi la felicità.
La storia racconta da un lato, un ininterrotto processo di illusioni di se stessi (motivo di pessimismo), dall’altro solo un imbecille è convinto di poterne fare a meno.
Le illusioni sono un potente motore. E perdono la loro aleatorietà o autoconsolazione quando il pensiero diventa esperienza: capita in amore, con la fede, nella solitudine. Personalmente trovo in esse un ausilio per la vita alla ricerca del sé perduto.

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Sete d'Oriente, ovvero la consapevolezza per l'Occidente che la sua scienza e la sua industria siano al servizio di una profonda ingiustizia internazionale, ingiustizia che si traduce in sfruttamento economico e discriminazione razziale dell'Occidente sull'Oriente. 
A questo mito occidentale, basato sul successo economico, l'Oriente deve trovare la forza di resistere dal sonno in cui è immerso riprendendo la grande tradizione che lo caratterizza, non solo anticipando ma trattando con grande pacatezza di  toni e argomenti.
Nel mondo poetico, il grande scrittore coreano Ko Un ha dichiarato di "aver trovato nelle parole la forza per sopravvivere".
Ko Un è stato monaco buddista, ha vagato per la Corea come il più povero tra i poveri, ha conosciuto la disperazione ed è stato ad un passo dal perdersi in quella resa all'alcol che gli avrebbe tolto la speranza e il rispetto di sé.
Ko Un é un grande poeta, tradotto in quindici lingue, più volte vicino al Nobel.
I suoi versi sembrano ali spezzate di uccelli, voci di montagne inscalabili, sussurri dalla profondità dei boschi. Hanno il nitore e l'asprezza della natura; la bizzarria e l'ironia dell'umano.
Ha recentemente dichiarato: "La mia poesia non è costretta in uno spazio né, delimitata in un tempo, la ritrovo ovunque, sui monti sotto forma di neve, o nel mare quando diventa onda. Di sera la mia poesia è una stella e quando entra nella storia si trasforma in evento.
Nell’oscurità essa prende il posto della luce del sole. E' la mia piccola sorgente di luce".
C’è molta natura nel modo che Ko Un ha di rappresentare il proprio mondo poetico ma è solo un aspetto; l'altro riguarda l'anima, il suo sé, nulla esiste separatamente. Il che porta ad affermare la coesistenza di molte vite - aggiungerei io, parallele - e dalle tante rinascite. E' questo a dare a molti una possibilità; di riscatto e riabilitazione.
Dicembre 2013