PRESENTAZIONE
Il titolo di questa nuova raccolta di Marco Stefano Boietti ha la potenza di un lampo che squarcia il buio di una landa desolata: è infatti la prima cifra di comprensione di un percorso che, per verba, disvela l’arcano mistero del creato e del vivere. Nella letteratura novecentesca, il Boccadoro di Hesse rappresenta l’artista immerso nell’infinito, libero e fanciullo, che vuole conoscere il mondo attraverso i sensi, l’amore e la libertà. Così fa il poeta con i suoi versi: cerca di giungere al cuore delle cose, per se stesso in primis, anche se poi, in un impeto di generosità, indica il percorso anche a chi si imbeve della sua vis poetica, permettendo di capire che questo sentimento così forte è da intendersi soprattutto come voluttà, come si intuisce facendosi abitare dalle sue parole: “Le ore sono poche/voluttuose/ho il cuore in gola/donna della mia adolescenza/sono un granchio/arenato” (pag. 17). In questa dialettica, l’amata offre all’amante la pienezza della condivisione, ancorandolo, come un granchio, al suo corpo. Ed è proprio l’attrazione unita al desiderio a riempire della sua presenza l’intero universo di Boietti, come evidenzia anche il sottotitolo Poesie d’amore: lo sente talmente presente dentro e fuori di sé, da arrivare a chiedersi ad un certo punto: “Che forma ha il nostro amore? […]” (pag. 68). La risposta è difficile, ma alla fine la trova e decide di condividerla: “È un’indolente menzogna/senza forma plasmata,/solo materia fluida smarrita/quando si scioglie./E non c’è ritorno” (ibidem).


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Boccadoro