In "Loro" il penultimo lavoro di Marco Boietti, edito nel corrente anno da Blu di Prussia, dialogo poetico di una coppia di amanti che ha in sé la duttilità di essere anche portato sul palcoscenico, accanto al lui e a lei c'è quel terzo elemento, invisibile ma mai trascurabile, che é il tempo. Eccone un esempio diretto: // Attendo paziente. Ecco suonare il colpo, misura del tempo, voce del dubbio. Quale ora ti riconosce sua? // Ti accompagna la freccia più corta. Prima tutto è sospeso domina il vuoto che avanza senza numero o titolo. // Il pensiero pregusta ma si perde nell'eco. // Pare non esistere un dramma, che pure tiene in piedi tutta la vicenda, esposto nettamente e direttamente dalla frase poetica. Ogni conflitto, per esprimersi, cerca una sua forma propria che diffida tanto della persuasione della lingua quanto della musicalità della parola. La storia corre parallela lungo una corrispondenza musicale, diventa contorno di un'aria raggelata, già definita. Il tempo è una astrazione che non può nascondersi, può mantenersi lontano dai protagonisti, addirittura esserne estraneo ma al tempo stesso insinuarsi come elemento accorato, presente, fedele a sé stesso nel confessare al lettore i ricordi più intimi della vicenda dei due protagonisti.

Graziella Nante

L’amore è un profumo. Una fragranza meravigliosa che arriva improvvisa e inaspettata, si insinua nei pensieri, sotto la pelle, diventa padrona di ogni battito e di ogni respiro. Trafigge.
Difficile indovinarne la formula, si sa l’amore è un vortice di emozioni inafferrabili.
Marco Boietti però ha individuato il suo minimo comune denominatore: la leggerezza.
Infatti cosa c’è di più lieve di uno sguardo? Intendo quando davanti ai nostri occhi compare l’Amore. Forse che lo scompiglio interiore non è simile agli scossoni che una piuma deve sopportare per essere trasportata dal vento in un’altra dimensione, dove la felicità è a portata di mano? O più leggero dello spavento di soffrire, lasciarsi andare, vivere? La paura è superficiale. Poi la decisione di lasciare che questo sentimento scivoli via, trascinato dal tempo. Ma è impossibile perché l’amore è sempre lì, presente. Bisogna arrendersi alla corrente, vivere la passione, attraversare la stanchezza della monotonia, capire che non è morto ed è più vivo che mai.
Anche la sofferenza è leggera, la morte, il baratro del dolore. Tutto questo è “Loro” di Marco Boietti. Un volumetto edito da Blu di Prussia e che si presenta come una composizione poetica ma che potrebbe benissimo essere una sceneggiatura teatrale vista la scelta stilistica di farlo ruotare attorno ai più intimi pensieri di due amanti. La storia è suddivisa in due parti “Folgore d’estasi”, la passione dell’inizio, e “Gerbere e baci”, l’amore che si assesta.
Lui come un airone bianco, lei come una farfalla, l’amore come il mare, la loro storia una distesa verde piena di papaveri e pratoline. L’assenza è un giardino vuoto, l’attesa sono aghi di pioggia, il giorno la brace e l’arsura del sole, la notte il desiderio. Un universo quello di “loro”, altro rispetto a quello in cui orbitiamo noi comuni mortali. Se il mondo parla, gli innamorati costruiscono i loro discorsi sul silenzio. Un codice segreto incomprensibile per chiunque altro.
Marco Boietti ha scritto un componimento da assaporare piano, piano e capace di far vivere la magia di un amore qualunque sia la stagione che l’anima di chi legge stia attraversando.

Elisabetta Guida


Loro è un dialogo poetico delicato ma allo stesso tempo percorso da una nota di inquietudine che narra di un amore impossibile tra allieva e insegnante, al quale il lettore è introdotto da un breve preludio in prosa; la storia si schiude quindi come una fiaba, come se il poeta volesse squarciare il velo di Maya dalla vita quotidiana – contrassegnata dall’utilizzo della prosa – e svelare il mondo della poesia, l’unico entro il quale può esprimersi compiutamente un amore ideale.
In apertura del testo il narratore - identificabile con il poeta stesso – trova per caso un curioso volume all’interno di un baule. Vi è quindi una sorta di storia nella storia, espediente narrativo poco utilizzato in poesia, che in quest’opera si configura come un tocco di originalità che non stona con il contesto generale, ma che anzi vi si intona in modo perfettamente armonico.
Lasciandosi alle spalle l’afa, la mollezza tipica delle giornate estive, la loro immobilità, il poeta prende per mano il lettore e lo accompagna all’interno di un mondo dinamico, l’universo entro il quale si sviluppa l’intera vicenda. Il dialogo tra i due amanti, il climax ascendente del loro amore impossibile, che si realizza nell’unione fisica e spirituale dei due ma che poi è destinato a non sbocciare perché abbattuto dalla tempesta delle convenzioni sociali, ha il potere di deformare il tempo, dilatandolo e restringendolo in accordo allo sviluppo della narrazione. Così la descrizione delle interminabili attese diventa ancora più straziante, caricata di un peso emotivo che consente al lettore una piena identificazione con la storia; viceversa, i momenti di passione appaiono talmente concitati, che l’impressione che se ne ricava è paragonabile a ciò che si prova davanti a un quadro futurista, in cui le violente pennellate conducono lo spettatore in un vortice di colore e dinamicità che ha il potere di introdurlo in una dimensione alternativa a quella reale. Oltre all’Amore nella sua espressione archetipica, l’altra grande protagonista di questo dialogo è la Natura, che sovente funge da tramite o da allegoria nella manifestazione dell’amore disperato che lega i due amanti. Essi sanno che non potranno mai coronare il loro sogno e stare insieme per sempre, ma trovano negli elementi della natura la sublimazione di questa impossibilità. La bellezza della natura si rinnova infatti ciclicamente, nonostante la sua morte apparente in seguito all’avvicendarsi delle stagioni. Nella natura i due amanti – che per tutto il testo rimangono senza nome – trovano la piena espressione e la metafora del loro amore. La grande originalità di questo dialogo si ritrova quindi non solo nella dicotomia tra le coppie concettuali di vita quotidiana-prosa da un lato e amore ideale-poesia dall’altro, ma anche nell’idealizzazione della natura quale interprete privilegiata ed espressione compiuta delle emozioni umane.

Giulia Bianchi