PRESENTAZIONE



Oriente e Occidente: una contrapposizione millenaria, un modo di guardare il mondo diametralmente opposto ma allo stesso tempo complementare, un odi et amo che ha segnato la storia del mondo. E proprio questo gioco di seduzione reciproca è al centro del romanzo di Marco Boietti. Una storia a tratti cupa e introversa, il cui fil rouge è appunto il rapporto tormentato ma comunque irresistibile che lega i due emisferi del pianeta.
Mistero, tragedia, amore: nel romanzo di Marco Boietti sono concentrati tutti gli elementi del dramma shakespeariano, declinati nella magica atmosfera di un Oriente senza tempo.
L'eroe della vicenda, un europeo emigrato in Cina per lavoro, vive l'Oriente in modo contraddittorio: da un lato è perfettamente integrato con le usanze e i costumi locali; dall'altro si percepisce ancora (e, a onor del vero, è percepito) come “altro”, come qualcuno che non potrà mai capire appieno il modus vivendi levantino.
Questa estraneità di fondo, questa inaccessibilità alla “vera” Cina, alla Cina vista con gli occhi del suo popolo, costituisce anche la cifra del fallimentare rapporto del protagonista con le donne locali. Leggendo il romanzo, molti penseranno che si tratti di una storia d'amore. In realtà non si limita a quello. In questa vicenda l'amore riveste un ruolo Oriente e Occidente: una contrapposizione millenaria, un modo di guardare il mondo importante, ma non ne è il protagonista indiscusso: il romanzo parla invece di una drammatica incomunicabilità, del fallimento di trovare un ponte tra Oriente e Occidente attraverso la relazione tra un uomo europeo e una donna orientale. Un microcosmo che rappresenta il campione di un macrocosmo, un rapporto umano che, nel suo piccolo, riflette quello tra culture opposte che tuttavia si attraggono reciprocamente. Ma è un matrimonio che “non s'ha da fare”, né per gli uomini né per il mondo: il protagonista non troverà l'amore, così come Oriente e Occidente non riusciranno mai a capirsi fino in fondo. Nonostante la lotta, la forza di volontà, il desiderio, il sogno che l'eroe vuole coronare non si realizzerà. Non l'amore, non la promessa di una vita felice, non l'aver finalmente trovato la chiave di lettura per decifrare il mistero del grande Oriente: ciò che resta al nostro eroe è solo una nuova forma di consapevolezza. Ed è proprio da qui, dal confronto con quello che i latini chiamavano impossibilia, che il protagonista apre gli occhi sulla realtà, sulla sua durezza e brutalità. Per rinascere una seconda volta, più maturo, più esperto, più – in un certo modo – autentico.

Giulia Bianchi