PREFAZIONE

Viaggio solipsistico o riflessione speculare con un altro se stesso?
Così ho percepito il nuovo lavoro di Marco Boietti. E credo che entrambe le ipotesi possano funzionare quali possibili reazioni allo scorrere dei versi.
Sottolineo reazioni perché, non a caso, ho usato tale termine al posto del più comodo interpretazioni.
Sostengo che un poeta non lo si interpreti; lo si avverte dentro, se ne percepiscono le urgenze espressive. Un poeta va ascoltato per ricavarne un'emozione.
Ecco, allora, concretizzarsi una sorta di stupore che si prova a leggere Boietti: le sue immagini, il suo racconto lirico, i suoi personaggi escono dalla sua penna quale risultato di una constatazione, di un ricordo, di un pensiero introspettivo, di un sogno o di un accadimento reale.
Scandito, graficamente, dall'alternarsi del tondo al corsivo, l'agile, sintetico e moderno canto dell'amico Marco, agguanta il lettore con i suoi versi accurati e, spesso, piacevolmente fantasiosi, come fa il pittore, con il segno ed il colore, nei confronti di chi osserva le sue tele.
Non importa, quindi, a mio modo di vedere, quale sia la lettura esatta di Paso Doble (la chiave ce l'ha solo l'autore); mi interessa, invece, rilevare come l'opera in questione offra brividi emozionali e sia di stimolo alla riflessione il continuo alternarsi di stati d'animo in cui sono rappresentati il dolore, lo sconcerto, la preoccupazione, la sofferenza a cui fanno da contraltare, quasi a sminuirli, l'apprezzamento della Natura, i sentimenti amorosi, la voglia di esserci per riprendersi, comunque, la vita nella sua pienezza, non lasciandosi sfuggire un'occasione, forse unica, di totale riscatto.

Eugenio Rebecchi