Non sempre una persona che è mancata va necessariamente ricordata in occasioni di ricorrenze o anniversari particolari.
I sentimenti non gettano l’ancora nella fonda del calendario.
E così, in questo sfondo, la stima per quel grande attore e doppiatore italiano che è stato Romolo Valli ( 1925 - 1980 ) acquista una valutazione più obiettiva. Laureatosi in Giurisprudenza per compiacere il padre, ancora in giovane età rivelò una predilezione per tutto quello che era spettacolo: di rivista, letture sceniche, critiche teatrali e cinematografiche, organizzazione di circoli del cinema, regia di commedie. Attore sottile e incisivo, si provò in un numero importante di ruoli (soprattutto quelli del teatro pirandelliano). Si vuole ricordarlo qui in due ruoli assai diversi ma che in entrambi gli diedero la possibilità di una recitazione basata sui sentimenti ma non sul sentimentalismo e di figura che molto sa della vita proprio perché l’ha vissuta ma senza elargire quella superiorità di chi sa profanando l’altrui libertà di decidere della propria esistenza. Ci si riferisce al Giardino dei Finzi Contini in cui il ruolo gli venne affidato da Vittorio De Sica e dove è magistrale la sua interpretazione del capofamiglia ebreo. Emergono in modo quasi commovente i lati più maturi e positivi del personaggio. In Giù la testa,invece, impersona un personaggio complesso, viscido e vigliacco, costretto a suicidarsi per aver fatto la spia. Sono questi, tra tutti gli altri lavori da lui interpretati, quelli dove la sua grandezza recitativa si coniuga ai vertici di una umanità straordinariamente disarmante: il binomio uomo - attore trova qui la più completa declinazione di una serietà professionale fuori dal comune. Durante la sua ricca carriera ha vinto tre Nastri D’argento come migliore attore non protagonista.