Un caso eclatante si sta svolgendo di questi tempi nello Stato del
Western Australia a seguito della dichiarazione del presidente
dello stato di voler chiudere oltre 200 comunità aborigene disperse
nel vastissimo territorio del WA (Western Australia) in cui vivono
tra le 15 mila e le 20 mila persone. Il provvedimento che
consisterebbe in pratica nel tagliare servizi come la fornitura di
energia, l’acqua, la sanità, le scuole alle comunità più isolate, è
motivato da ragioni umanitarie ed economiche.
Il primo ministro australiano ha appoggiato l’iniziativa dicendo
che d’ora in poi vivere nei luoghi desertici del WA e di altre
parti del continente, equivarrà ad una lifestyle choise, una
“scelta di vita” che non potrà più pesare sul contribuente
australiano. Quello stile abitativo aborigeno, ciò che resta in
mezzo al fumo, all’alcol, ai suicidi, di una civiltà millenaria che
da sempre ha preferito il vivere disperso al vivere compresso in
villaggi e città, è ora, per usare espressioni governative, una
maniera “invivibile” di abitare il mondo.
Guardiamo alla Storia, in quella dell’anno 1788, quando James Cook
prende possesso dell’Australia proprio attraverso la formula della
terra nullius: ai suoi quel continente era una “terra di nessuno”
perché gli esseri umani che ci vivevano e che saranno chiamati
“aborigeni” non avevano né abitavano stabili, né villaggi, né
tantomeno città che comprovassero il loro abitare quel mondo.
L’annuncio del governo ha sollevato uno sciame di proteste a favore
delle comunità native soprattutto nella logica neocoloniale del
provvedimento di liberare il territorio per lasciare campo libero
alle agguerrite compagnie minerarie.
Mi sia consentito un ricordo. Anni fa ebbi modo di vedere in alcune
città dell’Australia famiglie e piccoli nuclei di aborigeni. Era il
mio primo “incontro”: avrei voluto avvicinarmi fisicamente di più a
queste persone, la cui vista era a dir poco commovente.
Me lo impedì la loro miserevole condizione di individui: scalzi e
vestiti di stracci, andavano deambulando insicuri, paurosi come
defraudati anche del minimo senso di orientamento. Del corpo e
della mente erano già stati privati in modo sistematico. Altro non
avevano di cui essere più impoveriti se non la loro stessa
vita.